Nel mio recente giro a Lama dei Peligni, l’incantevole borgo sul versante orientale della Majella ai margini dell’omonimo Parco Nazionale, ho scoperto e gustato la rinomata sfogliatella locale, ma anche visitato il Centro Visita “Maurizio Locati”, importante nucleo didattico e scientifico dedicato al Camoscio appenninico, il protagonista di quest’angolo di Parco Nazionale.
Il Camoscio, del tutto estinto in quest’area agli inizi del secolo scorso, viene reintrodotto negli anni ’90 e torna così a ripopolare il territorio circostante. Il Parco oggi ne conta complessivamente 700 individui. E’ possibile avvistarne alcuni esemplari nell’Area Faunistica in località Convento, ideale punto di partenza anche per itinerari escursionistici alla volta del Rifugio Tarì, oppure del suggestivo eremo di Grotta Sant’Angelo e della vicina Grotta del Cavallone. Avvistare il camoscio, ma anche altre specie come il capriolo non è poi così scontato, anche perché escono allo scoperto soprattutto nelle ore più fresche della giornata, quindi al mattino presto e alla sera.
A differenza del cugino alpino, il camoscio da queste parti si contraddistingue soprattutto per la colorazione del mantello nel periodo invernale: si presenta di colore marrone scuro con ampie zone biancastre sulla gola, i lati del collo sino alla spalla e sui quarti posteriori.
All’interno del Centro Visita “Maurizio Locati”, oltre che per il camoscio raccontato e illustrato attraverso numerosi pannelli didattici, c’è spazio anche per un’interessante sezione archeologica che consente di ripercorrere la storia della Majella orientale dal Medioevo alla Preistoria.
Tra i reperti più antichi il calco dell’Uomo della Majella (recentemente alcuni studi hanno attestato che in realtà si tratta del teschio di una donna), rinvenuto in una frazione di Lama dei Peligni e risalente a oltre 7.000 anni fa.
Altro settore del Centro che merita la visita è il Giardino botanico, strutturato in diverse sezioni che riproducono gli ambienti vegetazionali della Majella. Infatti, all’interno del Parco Nazionale, troviamo, insieme a una fauna ricca e assortita (camoscio, capriolo, cervo, aquila reale, orso marsicano, lupo e così via), una flora altrettanto variegata, con oltre 2100 specie di piante diverse, 1/3 dell’intera flora nazionale.
Le querce caducifoglie come cerro e roverella interessano le quote più basse, mentre tra i 1000 e i 1800 metri è la faggeta a dominare il paesaggio. Salendo di quota, oltre i 1800 metri, possiamo distinguere tre ambienti diversi: le boscaglie alpine, (pino mugo e ginepro montano) le praterie d’altitudine e le brulle pietraie, dove fiorisce la rara stella alpina dell’Appennino.
Passeggiando all’interno del Parco nazionale della Majella, e salendo gradualmente di quota, si ha quasi la sensazione di attraversare, da sud a nord un pezzo d’Europa, qui l’ecosistema conserva e riesce a replicare attraverso la sua flora incontaminata e alla presenza di numerosi specie animali uno spettacolo naturale unico, risultato della storica e spontanea interazione tra ambiente e attività umana, il frutto di una coesistenza sostenibile iniziata qualche millennio fa e giunta sino ai nostri giorni.
Informazioni per la visita: Centro di Visita di Lama dei Peligni – Tel. +39.0872.916010
[Crediti | Immagini: Carmelita Cianci; foto di copertina parcomajella.it]