Lentula, una nobildonna romana, durante un lungo viaggio, fece sosta e si fermò con il suo seguito in prossimità di un fiume, per l’esattezza, nel territorio in cui il Trigno confluisce con il Treste.
La carovana lasciò sul posto alcune tende, dove in seguito si insediarono gli abitanti della zona.
E’ così che la leggenda narra la nascita di Lentella, un piccolo e caratteristico borgo aggrappato a uno sperone di “pietra viva”.
In realtà il paese ha evidenti origini normanne, ostentate da un centro storico che conserva ancora intatto buona parte del suo aspetto medievale.
Il borgo fortificato, adagiato sornione sulla roccia, è visibile ancora oggi dalle valli sottostanti per imponenza e unitarietà.
Diversi sono gli edifici d’interesse, come la Chiesa di Santa Maria Assunta, i Palazzi Catalano e Giovannelli, strutture esterne dell’abitato che fungono da difesa.
Nella piazza principale, si trova la Chiesa dei SS. Cosma e Damiano, costruita alla fine del 1700 e dedicata ai Santi Patroni protettori dei medici, celebrati sin dall’antichità il 27 settembre.
La festa è storicamente molto sentita, tanto che un tempo si partiva dai paesi vicini, viaggiando di notte, a dorso di mulo e asini e ci si accampava nelle campagne circostanti pur di prendervi parte. L’accoglienza dei cittadini, era così calorosa e cordiale che per dissetare i pellegrini, si andava a prendere l’acqua in una sorgente lontana cinque chilometri.
Tradizione vuole, che nella mattinata del 27, prima della funzione religiosa, ci sia la sfilata delle conche in costume abruzzese e dei trattori agricoli che, decorati con fiori e frutti di stagione, portano in dono i prodotti della terra ai lentellesi come contributo per le spese sostenute per organizzare la festa.
Immancabili nei festeggiamenti, anche alcune specialità locali, come la rinomata e “profana” porchetta che accompagna numerosi banchetti, e i tipici celli ripieni preparati appositamente per l’occasione.
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[Crediti:trignosinelloturismo.it – foto Carmelita Cianci]