La tradizione della pasta in Abruzzo è storia nota: l’acqua, l’aria, la trafila al bronzo, le semole di prima scelta. Niente nasce per caso in un territorio naturalmente vocato e assecondato da un prezioso sapere condiviso tramandato di generazione in generazione.
Le tacconelle o sagne a pèzze, sono le paste di casa per eccellenza delle Terre dei Trabocchi. Pasta e piatto di derivazione contadina, ricorda per forma e sembianze un rombo o un grande quadrato irregolare, che in alcuni casi si presenta simile a una tagliatella spessa e corta.
Se la forma è duttile, la sostanza non cambia, perché la ricetta originale prevede una preparazione con un impasto di acqua e semola di grano duro.
Per chi volesse cimentarsi, ecco le dosi:
– farina di grano duro 500 g.
– sale un pizzico
– acqua mezzo bicchiere
Io personalmente preferisco la variante più proteica e consistente con le uova, escludendo categoricamente la farina di grano tenero.
Come dire, a Bottura la sua compressione di pasta e fagioli in un bicchiere, a me le tacconelle proteiche (chiedo venia per l’esuberanza comparativa).
Ingredienti:
– uova 2
– farina di grano duro 500 g.
– sale un pizzico
– acqua mezzo bicchiere
Il procedimento per entrambi le versioni è lo stesso. I talebani del genere lasceranno da parte le uova.
Su una spianatoia versate a fontana la farina, e aggiungete il sale e le uova.
Mescolate il tutto aiutandovi con una forchetta e versate mezzo bicchiere d’acqua a temperatura ambiente.
Lavorate per bene l’impasto e lasciatelo riposare per una quindicina di minuti.
Procedete tirando più volte la pasta (lo spessore deve essere di almeno 2-3 mm) con la macchinetta.
A questo punto, con rapidi colpi di coltello, tagliate a strisce oblique o in semplici quadrati di 3-4 cm di larghezza la pasta e le tacconelle o sagne a pezze prenderanno forma.
Il condimento ideale rimane quello con sugo di pomodoro fresco, basilico, aglio e olio extravergine d’oliva, e a discrezione, una spolverata di pecorino grattugiato.
Non mancano le varianti con gli asparagi o con fave fresche e guanciale, molto in voga in questo periodo dell’anno, ma anche i legumi (fagioli o ceci) o il più rustico e corposo sugo di ventricina.
Singolare la tradizione di Castiglione Messer Marino, dove perdura la caratteristica usanza delle “sagne a lu cuttor”, condite con salsicce di carne e di fegato, pancetta di maiale e peperoncino, consumate rigorosamente a mani nude direttamente nel calderone di rame.
Ora tocca a voi, conoscete le tacconelle o sagne a pèzze?
Preferite la ricetta originale o quella più “moderna” contaminata dalle uova?
[Crediti|Immagini: Carmelita Cianci]
sono buone in ogni modo tu le mangi , anche con lardo e pecorino !!!