Un piatto può raccontarci una storia, un territorio, un’identità.
Quella del brodetto di pesce, “Lu vrudatte”, come dicono a Vasto, ci parla dell’ incontro tra due comunità, quella dei pescatori e degli ortolani.
Si perché Vasto non è solo mare, ma in un passato non troppo lontano, è stata soprattutto la “città degli orti” con una notevole produzione di pomodori, arance e altri prodotti ortofrutticoli, che esportava localmente, ma anche nel resto d’Italia e all’estero.
Il brodetto vastese, è un piatto tipico della tradizione marinara, che veniva preparato abitualmente sulle barche.
Terminata la giornata lavorativa e venduta la parte migliore del pescato, si consegnava ai marinai il pesce rimanente, quello “povero”, di piccola taglia o poco appetibile per il mercato.
Dal mare, salendo in città, si attraversavano i campi, e lungo la strada i marinai scambiavano parte del pesce fresco con pomodori e peperoni dei contadini.
Da questo felice e semplice “scambio”, tra mare e terra, nasce uno dei piatti più rappresentativi di Vasto.
A differenza di altri, il brodetto vastese non contempla il soffritto. C’è spazio per olio, aglio, peperone verde e “mezzo tempo”, un pomodoro autoctono del territorio che negli ultimi anni si sta cercando di salvaguardare e recuperare.
Il pesce deve essere pescato tra Ortona e Vasto, e le varietà utilizzate sono almeno sette: razze, triglie, seppioline, testone, noce, merluzzo, pannocchie.
Ma come si fa il brodetto?
Questa è un’altra storia.
…”to be continued”
[Crediti: brodettoecontorni.it, abruzzopopolare.it, “Gli Ortolani di Vasto, tra storia e antropologia”, di Nicolangelo D’Adamo e Nicola D’Adamo] Foto Carmelita Cianci